Grazie alla mia professione, incontro di frequente persone che – più o meno – alla domanda “Dimmi in che modo ti posso aiutare”, puntualmente mi rispondono:
“Guarda Simone, la mia maggiore difficoltà è che riesco a capire quando qualcuno mi parla in inglese, ma quando tocca a me rispondere, vado in crisi perché mi mancano le parole…
Cerco di tradurre nella mia testa dall’italiano e la comunicazione diventa lenta, farraginosa e il mio disagio cresce ancor più… finché non mi chiudo a riccio e preferisco rinunciare al dialogo…
Credi che possa farcela a risolvere questa mio blocco nel parlare?”
Questa conversazione è avvenuta poco tempo fa con una persona che lavora come impiegata amministrativa (e che chiameremo Laura) da circa dieci anni in un’azienda di piccole dimensioni, in un comune vicino a Magenta.
Negli ultimi 2 anni, suo malgrado (dice lei), per sua fortuna (dico io), Laura è stata costretta a rivedere le sue mansioni quotidiane, poiché oggi deve necessariamente scambiare email e telefonate con i clienti ubicati in Europa e negli Stati Uniti.
L’azienda per cui lavora Laura ha fortemente investito sul mercato internazionale, andando a trasformare rapidamente il suo parco clienti da italiano a europeo ed extra europeo. E di aziende che hanno effettuato questa trasformazione, in Italia, ce ne sono molte.
Ma i collaboratori faticano ad utilizzare l’inglese, soprattutto quando sono chiamati a parlare e a comunicare.
Prima di rispondere a questa domanda è necessario fare una premessa.
PARLARE INGLESE E’ UNA QUESTIONE DI METODO.
Gli italiani sono stati abituati a imparare l’inglese tramite un approccio basato sullo studio della grammatica; un metodo quindi basato molto più sulla parte scritta che su quella orale.
Se, da un lato, questo tipo di insegnamento produce effetti positivi sulla conoscenza di base e sullo spelling, dall’altro inibisce decisamente lo sviluppo della lingua. Da qui i classici problemi di comunicazione parlata che gli italiani spesso lamentano una volta entrati in contatto con persone anglofone, nonostante abbiano riportato voti eccellenti quando erano sui banchi di scuola.
Il paradosso è che, per diventare fluenti in una lingua, bisogna buttarsi e capire che agli inizi è normale esprimersi in modo sconnesso.
Prima si inizia a parlare, commettendo anche errori, e prima si raggiunge un buon livello di conversazione.
Può essere frustrante riconoscere di fare errori, ma alla fine verranno compensati dal piacere di aver acquisito delle competenze comunicative a lungo termine.
Per riuscire a parlare inglese fluentemente è necessario anzitutto buttarsi e non cercare la perfezione, che arriverà soltanto dopo anni di miglioramenti e soprattutto di utilizzo costante della lingua inglese.
D’altronde, se ci pensi bene, ognuno di noi, seppure a livelli differenti, possiede una base più o meno approfondita: se hai studiato a scuola l’inglese e se ogni tanto usi internet o guardi la TV oppure se ascolti la musica o ti è capitato di viaggiare, significa che hai già gli strumenti – seppure molto basici – per sostenere una conversazione, anche lavorativa.
L’affermazione può sembrarti forte e fuori luogo, ma credimi la realtà delle cose è proprio così.
Certamente, la conversazione sarà basilare e difficoltosa, ma in realtà quello che ti frena non è la mancanza di conoscenza ma la paura di sbagliare. Con quello che già oggi conosci sia in termini di vocabolario che di regole grammaticali, saresti in grado potenzialmente di gestire una conversazione in inglese.
Ma poi subentra l’aspetto psicologico e di scarsa abitudine nel confrontarsi in lingua e le cose cambiano.
Ok, intendiamoci, si tratta di un errore grave e se il tuo lavoro fosse strettamente legato alla lingua inglese (traduttore o scrittore) e pubblicassi con errori grossolani come quello appena riportato, la tua professione sarebbe a rischio. Ma in una conversazione lavorativa – ti garantisco – che l’attenzione del tuo interlocutore non è focalizzata sugli errori grammaticali che commetti, ma sulla tua capacità di comunicare e sul contenuto di quello che vuoi comunicare.
Per farti coraggio ecco un altro elemento per spingerti a buttarti: gli inglesi madrelingua per buona parte conoscono solo la propria lingua e già per il fatto che stiate provando a comunicare nella loro lingua madre guadagnerete tutta la loro attenzione e stima.
Il grande vantaggio che gli abitanti del Nord Europa hanno rispetto a noi è che per loro è normale parlare in inglese e quindi lo fanno senza problemi ed in questo modo migliorano.
Gli italiani invece ritengono innaturale parlare in inglese, pensano di non esserne capaci ed evitano in ogni modo di farlo. In questo modo invece di migliorare vince la paura e diventa più grande la convinzione di non essere capaci di parlare.
PARLARE INGLESE FLUENTEMENTE? BUTTATI E UTILIZZA LA LINGUA COSTANTEMENTE.
Se non ti sentissi abbastanza sicuro, organizzati subito per migliorare il tuo inglese nel più breve tempo possibile. E poi, fai tesoro di tutte le opportunità che hai durante la tua giornata lavorativa per vincere la paura di fare brutte figure.
La lingua inglese, in fondo, è soprattutto una mera questione di esercizio: sii costante e vedrai che migliorerai in breve tempo e di conseguenza raggiungerai importanti traguardi professionali.
Proprio come sta facendo Laura!
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